Io, davvero, credo negli
angeli. Oh, non hanno mica quelle grandi ali di piume che han ficcato loro sulla schiena, per
render vivo ciò che è nascosto, Masolino e Piero e Raffaello. E non stanno, come quelli di Wenders., sulle
loro, in alto, in punta di piedi in cielo, magari sopra Berlino. Nossignore,
gli angeli che dico io vestono panni quotidiani, portano nomi niente di che, a volte
sono anche spettinati e, comunque, se ne vanno in giro per la loro strada a
fare i casi loro. Non sono angeli
custodi, no, quelli magari ci sono, io non lo so, non li ho mai sentiti accanto
e quindi pace…
Nel grigio lucore di questo 25 aprile che oramai scolora nel suo
significato come tante feste nazionali
impolverate, vecchie e oramai senza più sugo, scrivo, non di fascismo e antifascismo e partigiani, ma, cosa molto più vera, di angeli metropolitani,
messaggeri celesti, piccoli Ermes che, con il caduceo, mostrano la via a quanti hanno orecchie e occhi e cuore... Tutti quanti li
incontriamo, senza saperlo, lungo il cammino nel mondo a testa in giù che
sembra l’unica cosa vera e che invece non lo è. Sono angeli che basta ascoltar
la loro parola, una sola, per capire il lume divino che ci accende. Gli angeli,
mentre noi corriamo nel vortice della vita che corre, recano un dono silente che tutto cambierebbe. Se solo lo
volessimo. Ma siamo ciechi e sordi e spesso ho visto angeli – ché io li vedo,
anche quelli degli altri - restarsene con il pacchetto in mano, fermi nella
corrente della vita vera mentre quegli altri, burbanti, inconsapevoli, a correr
via, travolti dal rumore, vuoti, ma pieni di parole… Oh oggi la finisco qui, ché è
nel sogno il mio scrivere leggero e con un batter d’ali, vi auguro buona festa...
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