Ma io, in tutta la mia vita,
un’Italia così buffa (e buffona) non l’avevo vista proprio mai. Bambina, vedevo
gli adulti al modo di pianeti, seri seri, presi dai loro impicci, che non
capivo e quando si occupavano di me, mi guardavo intorno, incredula, basita,
per vedere se, casomai, un’altra – grande e seria al par di loro - si chiamasse
Ester, proprio come me. Ragazza, fiorii; bionda, con quel modo di fare un po’
così di chi cammina per di dentro, in solitaria, nella benedizione di Elsa
Morante, Dolores Prato, di Katherine Mansfield, di Kate Chopin e potrei andar
avanti ancora molto ché di amiche, per la via, ne ho incontrate assai… Tutt’intorno,
con sorpresa, mi ritrovai, nelle mie parole oscure, al centro di molti sguardi.
Gli adulti, oddio, ecco fatti piccini. Una volta, un caporedattore di un’agenzia
di stampa, che aveva la barba di un antico piemontese e due occhiali spessi da
miope, me lo ritrovai ad aspettarmi già in mutande, mentre
gli portavo, ignara, un’intervista, mi pare, fatta a Laura Esquivel…
E oggi che ho quasi mezzo
Secolo e ne ho viste, come tutti, tante quanto Carlo in Francia, me la rido da
me quando, a occhi chiusi, nel sorriso, vedo agitarsi dentro a un serio
bancario che prende il caffè al bar con gli amici, il bambino che è stato.
Magari inquieto o dispettoso, dipende. E come quando ero Ester piccolina, mi
par di tornare tutta trasparente e, se mi va, nel silenzio di parole, di chiacchierar con quel bambino
da solo a sola, lungo il graal silente, suo e mio, di questa vita…
Sono qui per augurarti buona domenica e lasciarti immaginare la bambina che ero....e sono, in questo caos che ci ha fatte incontrare
RispondiEliminaBacio Rita