Fiocchi di nuvole in corsa nello
smarginato orizzonte fan da languido tetto ai monconi color terracotta delle Terme
di Caracalla mescolati (come in un prezioso mazzo di fiori comperati nel
negozio di Sara in Via dei Serpenti…), nel verde dei pini di Aleppo; fiocchi di
nuvole in corsa fino alle pendici dei
Castelli Romani che emergono laggiù,
pietrificati nella mia dopostoria, gobbe di
Leviatani. Sono sola, di sabato pomeriggio, ai piedi della Basilica di
Santa Balbina, in cammino, io, verso una meta che terrò racchiusa nello scrigno
dei miei segreti. La bellezza della mia Roma Eterna in questo tardo pomeriggio
di primavera nascente mi fa sospirar nel vento. In quelle nuvole leggere galoppa il mio pensiero che si fa tutt’uno,
però, con la terra. Lo sguardo mio, ebbro di immenso, passa dall’alto al basso,
nella saggezza di Ermete Trismegisto, e nelle umili pianticelle - stellarie,
nontiscordardime (i primi!), garofanini selvatici - che fan da allegro tappeto sullo
scosceso dirupo che porta alla Chiesa mi par di riconoscere la forza del
creato. In barba alle leggi di Darwin (quanto piccolo il pensiero umano per
contener così tanto…), eccole lì, ognuna diversa, disordinata a modo suo. Il
pensiero corre, corre. Sono ragazza, non donna, in uno scambio epistolare con Giancarlo
Oli. Da lui, un regalo. E’ un libro (ancora, venerato, tra gli altri) sui fiori
selvatici per riconoscerli, io, durante le mie passeggiate. La dedica: “Alla
flora Ester dalla fauna Giancarlo”…
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