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Vi presento le mie benniposh.. |
Oggi, eccomi, perduta
tra la folla di visi e gambe di persone che fanno il giro completo, recando
carrelli colmi e bimbi appesi, dell’Ikea Porta di Roma. Li osservo mentre
scelgono, in trilli di risate, e comprano e pagano, tutti quanti ordinati in un
serpente, invece, disordinato che si attorciglia tra la merce, in un aprir e chiuder
varchi dove io m’infilo dopo aver tagliato a metri le stoffe per le mie
bennibags e per le mie (nuove) benniposh, per poi emergere, libera, nel
piazzale grigio dove il sole di questo amato dicembre, il mese mio, il mese
degli arcieri – pare farmi una riverenza da lassù... Osservo gli stessi di
prima, o diversi, ma uguali, salir, a gregge, in solitaria, a braccetto, in tre
per due, nello strozzo delle scale mobili che conducono alla bocca del centro commerciale.
Entrare e passeggiare è tutto in uno, mentre i sogni
si fan realtà nelle vetrine di Accessorize, di HM e questo e quello, dove si sfarinano i valori antichi,
regalando a noi moderni l’estasi del desiderio, l'illusione della felicità. Io, con loro, su e giù, in un
volteggiar di mal di testa che va e viene come la marea umana che mi investe. D’un
tratto, mentre son lì che faccio la corte a un paio di stivali neri, mi sembra di
vedere, tra la gente, una faccia nota color panettone di Milano. Giro
gli occhi, lancio lo sguardo al pieno; sì, è proprio lui, Mareggi: cammina
a schiena anche troppo dritta, il collo stretto in una sciarpetta turchina. E’
lui, è proprio Mareggi, un collega, un giornalista sportivo che lavorava con me
or son sei anni. Vorrei chiamarlo, ma il nome non lo so. Nessuno lo chiamava
per nome: era Mareggi e stop. Sempre abbronzato, con un naso che arrivava in
tempo agli appuntamenti, Mareggi parlava, tartagliando, il romanesco. Parlava,
si fa per dire. Perché per lo più taceva, facendosi bellamente i casi suoi. Un
pomeriggio di un’estate grigia, lo ricordo come fosse accaduto ieri, entrò
nella stanza mia e di Carla e, senza dir ciao o altro, sbottò, nel balbuzio
suo: “Uuuunn eestate seeenza sooole è cooome una donna seeenza culo”. E poi addio.
Vedo che stai diventando una specialista nella produzione di benni...di tuttounpò :)
RispondiEliminasei davvero brava.
Bella anche la battuta del tuo collega...che però non hai chiamato mi pare.
Buon inizio di settimana Rita