mercoledì 9 maggio 2012
A piedi nudi nel Tevere
Me ne tornavo, sola
soletta, verso casa mia, da un certo impiccio di salute che mi porta in Via
Ottaviano al mattino presto, per mano al mio angelo custode; me ne tornavo,
dicevo, a piedi (perché camminare è, per me, il sale che metto sulla coda alla
Musa…) all’ombra dell’ombrello di San Pietro, quando, passeggiando davanti
all'Ospedale Santo Spirito mi sono detta: ma perché non dare un salutino
al biondo Tevere che era ed è il fiume di questa mia Roma bella? Eccomi dunque
a guardar giù, come dal parapetto della modernità, giù verso la vita vera che
pare danzare nella corrente di zolfo del mio fiume: a sinistra il solenne,
pomposo Ponte Vittorio Emanuele, troppo bianco nel riverbero feroce delle
undici; di qua e di là i muraglioni – bianchi pure loro - che a me paiono una
camicia di forza al fiume, un tempo gemello della città e che forse le diede
pure il nome… E poi, d'un tratto, lo sguardo si accende in basso, proprio sotto il mio naso ed ecco fiorire il
verde antico della flora ripense. Una luce: come se il fiume, imprigionato,
avesse messo, da grande screanzato, i gomiti sul tavolo, pestando i piedi e riprendendosi,
nel tempo del verde, ciò che era suo. Chiudo gli occhi e in quel cespuglio di
romanità, nel rumor (è questa, mi dico, in un soprassalto insensato di linguista, l’etimologia che diede il nome alla città sorta dentro
al pomerio tracciato dal gemello…) - della corrente par di vedere ancora oggi,
nel via vai pazzo del traffico urbano dei Lungoteveri inventati dai piemontesi,
il cestino spiaggiato di Romolo e Remo. Vedo, vedo, vedo accorrere il
pastore Faustolo e la lupa, che poi era sua moglie o forse solo un’amante... E
mentre il mondo antico riemerge in quel bagliore, io, gambe in spalla, mi avvio
verso il Corso Vittorio Emanuele che, come dice il nome, è tutto, invece,
risorgimentale e savoiardo. Mi immergo in quel piemontesume, alle spalle il
Cupolone e Romolo, per trovarmi faccia a faccia con un mesto, bronciuto Terenzio Mamiani, che sarà stato pure ministro,
protagonista del Risorgimento, scrittore illustre e cugino di Giacomo Leopardi,
e bla bla bla, ma a me sembra triste in quei suoi panni di marmo, con il rimpianto,
chissà, di non essersi mai bagnato i piedi nudi al Tevere, quando ancora, ai tempi suoi, si
poteva…
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Leggendoti si direbbe che tu stessi arrivando dal monte Pindo...portandoti dietro le muse. :) buona serata
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