Al lunedì e al
mercoledì, per un motivo che lascio a pascolar sul Tavoliere delle Puglie, mi
ritrovo per due ore sul colle Esquilino che era, ai
tempi d’Augusto, cimitero per liberti, ma anche residenza di Mecenate in un via
vai di Orazio e di Virgilio, di morte e poesia.
Di solito, per far filar le ore col vento in
poppa, faccio tappa prima nel grande magazzino allo Statuto,
e poi all’Oviesse, accucciata sotto i gran portici piemontesi di quella piazza
austera, tutt’altro che romana, e che oggi direi cino-indiana... Dopo aver
acquistato qualche straccetto per me o per la famiglia, con una
piroetta, mi infilo in uno di quei buffi negozi cinesi a curiosar tra piante di acqua
che paiono urlare, prigioniere come sono, in sacchetti di plastica e poi radici
e ortaggi provenienti da non luoghi. Anche a tirar tardi, snasando qui e lì, il
tempo sembra stiracchiarsi e non finire mai. Così, ieri, spinta dalla voglia di
mutar panorama e taccuino, eccomi nella Chiesa di Sant’Eusebio, dove alle sei e
trenta dice messa il parroco. Mi guardo intorno, tra gli angeli di marmo.
Proprio sopra all’altare, una Madonna, velata d’oro, di Pompeo Batoni, con il suo bel Gesù bambino
biondo, vezzoso e riccioluto, in piedi su un cuscino che splende di verde dorato. Sono
lì a recitare prima il rosario, poi ad ascoltar i vespri mariani, infine la
santa messa, quando mi accorgo di essere precipitata in una fotografia degli
anni Cinquanta. Roma mia, sparita,
affogata dalla movida, sorride nei panni umili di tante
signore dai capelli bianchi, vestite con semplicità, abituccio e golfetto
appena. Mi par di ritrovar la Mimma e il Testaccio antico di quando era giovane
lei. Mi perdo nel languore dei ricordi, in preghiera… La messa è finita.
Scendo, in una corona di devote, le scalette della Chiesa e, invece, di Gesù e
di Maria, le mie vecchiette parlano della crisi e di Monti e del debito
pubblico. Oh che delusione! Poi però, all’ultimo gradino… “Come se deve annà
avanti..”, sospira una e un’altra, rotonda, con la sporta di spago, di quelle
che si usavano ai mercati generali, le risponde: “Co’ na scarpa e na ciavatta!”.
Passeggiate romane all'Esquilino.
Nella foto, gli angioletti con le ali di farfalle di Via Principe Amedeo.
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