
Un inverno bigio di un secolo fa, per non so quale combinazione della sorte, fui spedita (io che, allora, ero vestita di nuovo) dal mio caporedattore, in qualità - udite udite - di inviato speciale, in Albania, dove un certo sottosegretario (o forse era ministro) doveva portare gli aiuti alimentari nostri al Paese delle Aquile da poco fresco di libertà. Era questo sottosegretario - il cui cognome mi faceva pensare al puma rosa Svicolone - un peperino di lingua sciolta, al quale un diavoletto aveva disegnato sul cranio col compasso un cerchio di pelle nuda... Ci parlò a lungo, gesticolando molto, dell'Albania, durante il volo che da Roma ci avrebbe portato a Tirana. Io, come se abitassi un altro pianeta, occupata com'ero a parlottare col mio vicino di banco che era un Davide Sassoli giovane, biondo, divertente e ancora giornalista. Arrivammo a Tirana e da lì, in macchina, su una statale tutta fiorita di buche e di vegetazione che pareva un sentiero di montagna, raggiungemmo il porto di Durazzo. Due cose ricordo di quel presepio albanese. La prima: le donne, imbottite di bambini, stracciate di cenci colorati, perse nei campi stenti, strette a vacche e pecore e gli uomini, neri di fumo e di capelli, che se ne stavano seduti al bar con la sigaretta in bocca impegnati, così mi parve, a seguire il volo degli uccelli... Secondo poi i filari d'alberi lungo tutte le strade, ceppi tagliati rasi, per far legna e proteggersi dal freddo. A Durazzo, camminammo, in gruppo, lungo la banchina che pareva di neve, in un pulviscolo latteo di stelle. Su e giù, anime d'uomini impolverati di farina portavano sulle spalle i sacchi di farina, nostro generoso dono. Mi parvero gli avari e i prodighi della Divina Commedia. Ma questi tacevano a capo chino. E così noialtri. La lingua ricominciò a mulinare soltanto una volta tornati a bordo dell'aereo che doveva condurci a casa, dove arrivai a tarda sera, in tempo per ricevere una telefonata da una collega, vecchia di età e di esperienza, che mi chiese: "Ma ce l'hanno un benedetto Parlamento in Albania?". E io, acerba e superba, risposi, ma senza scherzi: "No, il Parlamento non ce l'hanno, ma il governo sì!". Era molto meglio se invece di dar retta a Sassoli, con tutto il santo rispetto, avessi ascoltato Svicolone...